Giovedì 22 febbraio 2018

NON UCCIDE IL ‘RAPTUS’ MA LA VIOLENZA MASCHILE

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna registra il primo tentato femicidio in regione

A Castell’Arquato, Piacenza, un uomo, Aldo Silva, 62 anni, ha tentato di uccidere la moglie, Vilma Pighi, 58 anni, e il figlio 23enne. Dopo aver infierito sui familiari, l’uomo ha ucciso il cane di famiglia e ha tentato il suicidio. Adesso l’uomo è agli arresti e la moglie e il figlio sono ricoverati in gravissime condizioni.

I giornali parlano di ‘raptus’, ma chi lavora da anni per contrastare il fenomeno della violenza maschile sulle donne riconosce quello che ha tutti i tratti di un ennesimo tentato femicidio in regione. Lo scenario è il solito: l’uomo si accanisce con violenza contro la moglie e il figlio, vittima collaterale del femicidio, fa piazza pulita intorno a sé uccidendo anche il proprio animale domestico e dopo tenta il suicidio. Dietro quelli che vengono definiti ‘raptus’ dai media si nascondono, molto spesso, storie di violenza sulle donne che durano da anni e che vedono l’apice nell’atto di violenza estrema: il femicidio.

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna registra quindi il primo tentato femicidio del 2018 in Emilia-Romagna e invita i media a narrare correttamente il fenomeno della violenza maschile sulle donne.

Non è il ‘raptus’ che scatena la violenza, non sono i ‘problemi psichici’ alla base delle storie di femicidio, ma una cultura millenaria di oppressione e sopraffazione maschile sulle donne. Le parole sono importanti perché individuare gli atti di violenza maschile sulle donne per quelli che sono, femicidi o tentati femicidi, contribuisce a riconoscere la portata del fenomeno ed evita narrazioni giustificatorie che di fatto legittimano o normalizzano la violenza sulle donne.

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